ROMA, 28 MAGGIO 2010 - Paolo Ruffini deve essere reintegrato alla direzione di RaiTre. Il giudice del lavoro del Tribunale di Roma accoglie il ricorso del giornalista e definisce ''illegittima'' la sua sostituzione, frutto di ''discriminazione'', causa di ''demansionamento'' e ''danno irreparabile''. La Rai annuncia ''immediato ricorso'' al giudice di grado superiore. Di fatto nega il reintegro alla Direzione della terza rete dove lascia Antonio Di Bella e si riserva, fermo restando il reclamo, di individuare per Ruffini un incarico equivalente.

Decisione spiegata dal legale di viale Mazzini Carlo Scognamiglio, ''l'ordinanza del giudice del lavoro non travolge in nessun modo la delibera con la quale il Cda di viale Mazzini ha nominato Di Bella direttore di RaiTre. L'ordinanza evidenzia peraltro che Di Bella non è mai stato citato in giudizio''.

Distante dalla presa di posizione dell'azienda quella del presidente Paolo Garimberti: ''Le decisioni della magistratura - ha detto - vanno sempre e comunque rispettate così come pacta sunt servanda''. Spiega il presidente che votò a favore dell'avvicendamento per due motivi: ''primo perché convinto che, dopo quasi 8 anni, la Rete avesse bisogno di un'iniezione di energia. Secondo ''perchè, nella stessa riunione del Cda, Ruffini era stato indicato come direttore della costituenda struttura in cui dovevano confluire tutti i nuovi canali''.

Non sono di poco conto le motivazioni con cui il giudice ha accolto il ricorso: i ''gravi, precisi e concordanti'' indizi su un obiettivo di collegamento tra la sostituzione'' di Ruffini ''e l'aperta critica al contenuto di alcuni programmi voluti e potenziati dal medesimo''.

Paolo Ruffini dopo il provvedimento oggi chiede ''un incontro urgente con il direttore generale Mauro Masi per concordare la ripresa delle mansioni di direttore di RaiTre''.

Il provvedimento, fa notare l'ex direttore della terza rete ''dice con chiarezza che la delibera con la quale sono stato sostituito alla direzione non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale. Ordinanza, insomma che spiega, ''fa giustizia di molte falsità e ipocrisie''.


Insiste il legale di viale Mazzini, Scognamiglio: ''fermo restando il reclamo che sarà proposto al giudice superiore'', l'azienda si riserva ''di individuare le soluzioni idonee a conferire incarichi equivalenti a quello di direttore di RaiTre''. Da ambienti della direzione generale si fa sapere che Masi si ''riconosce integralmente nelle dichiarazioni del legale'' e si fa notare che in questa fase il solo interlocutore della direzione generale è il Cda e pertanto ogni altra interlocuzione è prematura''.

Diverse le posizioni tra i consiglieri del Cda: per Nino Rizzo Nervo, che alla sostituzione votò no, ''la Rai e' stata protagonista di un episodio di discriminazione politica intollerabile''. Per Giovanna Bianchi Clerici ''ancora una volta una sentenza della magistratura interferisce in maniera pesante con la libertà editoriale della Rai, che il Direttore generale cerca di salvaguardare''. Si accende il consueto dibattito politico tra maggioranza e opposizione: ''un giusto riconoscimento per chi è stato vittima di una discriminazione politica'', dice Paolo Gentiloni del Pd. Tranchant il presidente dell'Idv Antonio Di Pietro che chiede le ''immediate dimissioni di Masi'' e', asserisce, ''l'ennesima conferma del tentativo di sopraffazione e di bavaglio da parte del padre padrone che vuole il controllo completo sul servizio pubblico radiotelevisivo''. A chiedere le dimissioni del Dg anche Carlo Rognoni, presidente del Forum per la Riforma del sistema radiotelevisivo del Pd. E Giorgio Merlo,vice presidente Pd commissione Vigilanza Rai rileva come la Rai ''non può permettersi il lusso di fare delle scelte e intraprendere delle nomine decisive che poi vengono smentite dalla magistratura''. Il Pdl difende invece il dg Rai: il presidente del gruppo al senato Maurizio Gasparri accusa Di Pietro di ''dichiarazioni farneticanti. Di fronte a sentenze politiche la Rai saprà certamente come tutelare le proprie scelte''. Esplicito Davide Caparini deputato della Lega Nord, segretario di presidenza in Vigilanza: ''è l'unico paese al mondo dove la politica editoriale della concessionaria pubblica e' decisa da azzeccagarbugli che riescono a trasformare in vittime professionisti strapagati''.

La Fnsi ritiene che ''in una azienda normale Ruffini non sarebbe stato rimosso ingiustamente, come è stato''. A Chiedere subito un tavolo per tutti i colleghi rimossi e ancora senza incarico'' Carlo Verna, segretario Usigrai. L'avvocato Domenico d'Amati, difensore di Ruffini avverte: ''per la legge Paolo Ruffini è il direttore di Raitre''.